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Niente
sciopero L’unico obbligo dei magistrati L’Associazione
nazionale magistrati si è spaccata su una legge fondamentale per la categoria
come quella che il governo ha presentato al Senato. Tutti sono preoccupati
per la riforma della responsabilità civile delle toghe, ma sono divisi su
come reagire su un provvedimento, che pare possa
compromettere la funzione stessa dell’ordinamento come si è svolta finora. La
giunta dell’Anm, con il presidente Sabelli e “Unicost”, si è detta comunque
contraria allo sciopero innescando la reazione di “Magistratura Indipendente”
(Mi), che l’ha accusata di non saper rispondere ad un “attacco ingiustificato
all'autonomia e all'indipendenza della magistratura”. “Mi” chiede
l'astensione dall'attività giudiziale, la cessazione delle attività di
supplenza, e persino la richiesta al Csm “di procedere all'individuazione dei
carichi esigibili” diminuendo così “il pericolo degli errori derivanti
dall'eccesso di produttività”. “Mi” vuole un giudice forte che non sia condizionato da niente e nessuno. Favorevole allo
sciopero anche Andrea Reale di “Proposta B”, il gruppo alternativo alle
correnti, mentre, la neonata corrente “Autonomia e Indipendenza”,
costituitasi nel Cdc con un gruppo di sei rappresentanti, ha assunto una
posizione più sfumata: la corrente guidata da Piercamillo Davigo, vuole infatti “il ritorno all'unità associativa”, perché se non
si crea una maggioranza interna all’ordinamento, l’unico effetto sicuro dello
sciopero sarebbe una lacerazione della magistratura. Poi c’è Magistratura
democratica, che con il Movimento per la giustizia forma il gruppo di Area. Questi
lo sciopero lo vorrebbero fare, ma non lo ritengono utile perché molti
colleghi sono contrari andrebbero a lavorare comunque, e questo sarebbe un
boomerang. Questa, più o meno, la situazione all’interno dell’arcipelago
dell’Anm, al cui confronto le divisioni democristiane di un tempo fanno
ridere. L’analisi del presidente Sabelli e del suo gruppo ci sembra anche
l’unica che ritrae adeguatamente la situazione per cui
lo sciopero, “in qualsiasi forma sia organizzato” resterebbe “una
testimonianza disperata e impotente” che verrebbe percepita come “la
manifestazione di una casta che difende il privilegio”. Ed è così infatti che i magistrati potrebbero essere percepiti
dalla maggioranza della popolazione, dopo i tempi eroici di Mani Pulite.
Perché anche se molte loro inchieste hanno smascherato il malaffare e colpito
i corrotti, queste stesse si sono accompagnate a prove muscolari ed
esibizionismi inutili, per cui succede che non solo
molti innocenti si sono trovati senza ragione sotto inchiesta, mentre altri
sospetti colpevoli proclamati innocenti; tanto che lo Stato repubblicano è
stato costretto a rimborsare il principe Vittorio Emanuele di Savoia per
essere stato indagato e carcerato senza ragione. Per la prima volta L’Am è
stata costretta a misurare nitidamente, la distanza che si è creata con
l'opinione pubblica e persino le singole correnti della magistratura sono
divenute oramai incapaci di prendere una posizione comune. I magistrati si
sono appoggiati troppo tempo all’idea che la loro azione dovesse incontrare
il consenso popolare, che hanno perso, dimenticandosi che il loro unico
obbligo è dettato dalla legge, anche quella che non piace loro. Roma, 23 febbraio 2015 |
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